mercoledì 27 luglio 2011

ESTATE POLARE: DUE GIORNI SUL CONERO


Dopo due anni o forse più che io e Mauro ci ripromettiamo che prima o poi un weekend sul Conero lo avremmo fatto, finalmente abbiamo abbandonato l'indecisione beckettiana e caricati armi e bagaglia due ruote, rotta verso le spiagge fatte di soli cuturli ma con un mare e un verde stupendo! Ovviamente la divina provvidenza ci ama e ci toccano i due giorni più glaciali di tutta l'estate.


Per trovare l'hotel ci abbiamo messo un'eternità, il plurale è solo di facciata, la patata bollente se l’è sbrigata tutta lui. Ovviamente i nostri last minute...ovvero "invogliamenti dell'ultim ora", non coincidono col tran tran familiare di chi si prenota la vacanza con dodici mesi di anticipo per poi disdire quando mettendo il naso in spiaggia verrebbe voglia di trovare un bell'ambulante nero che piuttosto del cocco fresco possa offrire castagne e vino novello.

Pareva novembre inoltrato! Pazienza e poi siamo qua per provare la Rampiconero. Dai Mauro - gli dico - ho caricato la traccia sul garmin, basta trovare il punto di partenza e poi si pensa a pedalare. Lui non sa che da che ho comperato sto maledetto garmin, mai una volta che sia riuscita a ripetere le tracce di altrui, con tale dispositivo ho il medesimo rapporto idiosincratico che nutro nei confronti di quella bagasciona del TomTom che riesce a confondermi immancabilmente pure per andare da casa mia al bar. Se poi aggiungiamo il tizio dell’albergo che mi offre indicazioni decisamente errate per recarmi al palazzetto di Camerano… questo simpaticone mi ha spedita al palazzetto di Ancona. Prima di raggiungerlo ho avuto cuore di confidare a Mauro le mie enormi perplessità e lui, uomo di pazienza incalcolabile è stato così galante da non sfottermi se poi consideriamo che sono diplomata col benestare dell’unione europea, in “esperta del cicloturismo”, il tutto finanziato dai soldi della comunità. Non mi chiedete nulla, io non vi rimborso. Oltre alle problematiche topologiche, una pioggia ad intermittenza rinfresca un clima già alquanto ventilato. Ma riusciamo a cavar fuori quattro ore di mtb esplorando tutto il Conero, anche perché grande non è e noi siamo atleti di lungo corso. Alla fin fine i sentieri della gara, vuoi per un verso o per l’altro, abbiamo dovuto percorrerli per forza. Pomeriggio in spiaggia. Saremo in cinque compreso il cane di quelli vicini.

Il cielo promette solo una cosa: tempesta. Quando iniziano lampi e tuoni su quella spiaggia restano due strani tizi in costume: hanno l’abbronzatura pezzata da ciclisti e son veramente ottimisti. Diventiamo una specie di involtino primavera ognuno nel proprio asciugamano, ma dopo una mezz’oretta il tutto si placa ed esce pure il sole, non scalda, ma è sole! La spiaggia riprende vita. Il mare è limpido e quei due di prima, che siamo sempre noi, ora si sentono dei geni ad aver tenuto duro. Più di un’ora fermi in panciolle non ci sappiamo stare e noleggiamo una canoa biposto. Per salirci Mauro per poco ci lascia il menisco ma poi si va. Confermo che è più semplice che sul Tevere, almeno vai a random dove ti pare, arrivi pure in Albania se vuoi. Certo che se ti agiti troppo e cadi il bagnino la canoa se la va a riprendere da solo, è pressochè impossible recuperarla. La sera, saziati da un solo gelato in tutta la giornata, spazzoliamo il ristorante di Sirolo e addormentarsi poi non è stato difficile. La mattina seguente si inforca nuovamente il biciclo, col solito cielo che promette tempesta anche se ci grazia per poi rifarsi nel pomeriggio. Di domenica il parco è pieno di ogni tipo di biker, spuntano come funghi, alcuni mi riconoscono pure, ci divertiamo, solo che questo monte è davvero troppo piccolo per noi che siamo abituati ad allenarci su salite lunghe e regolari. Qua sono pietraie in salita che ti fanno snervare ma non raggiungono i trecento metri. Un continuo cross country. Tornando, lasciamo l’albergo e abbiamo la brillante idea di visitare le grotte di Camerano, praticamente una città sotto la città. Pensiamo che non sia male una cosina tranquilla dopo due giornate intense. Detto fatto!!! Ecco cosa annuncia la guida appena pagato il biglietto “Staremo insieme per un’ora e mezza e cammineremo per circa un chilometro e mezzo”. Io e Mauro ci guardiamo con estrema sconsolatezza. E come dice lui “abbiam pistato proprio una bella merda”. Giriamo dentro questo labirinto insieme a tedeschi e olandesi con la guida che confessa di aver studiato sui libri di Roberto Giacobbo…e chi lo conosce può capirmi. Alla fine quasi che si inventa che gli alieni le hanno scavate ste grotte, quando in realtà son palesemente delle cantine sotterranee. Ma bellissime intendiamo. Meno belle quando inizia ad essere l’una e mezza, hai una fame della madonna e l’acido lattico sopra le orecchie. Quando ci saluta la guida, noi siamo già praticamente col culo sulla sedia dell’osteria.

Fuori diluvia, dentro è caldo, c’è la focaccia con la cipolla e il ciauscolo. Un po’ di rossoconero e l’idea di andare a visitare una cantina nel pomeriggio è la ciliegina sulla torta. Per trovarne una aperta avremo fatto quaranta chilometri. Ma quando ad Offida la troviamo, praticamente ci facciamo adottare e Mauro va in trance. Si mette a spiegare tutte le varie lavorazioni dell’uva al giovane che lavora lì decisamente per caso visto che non sembra troppo ferrato. La sera siamo di nuovo in alta valle de tevere e già si pensa al prossimo weekend, qualcosa ci inventiamo di certo!

Qui sopra potete osservare gli occhiali di ultima generazione di Mauro, utili per la ginnastica oculare. Introvabili in farmacia, utili per non impigrire gli occhi. Quando ti trovi uno così che legge il gionale nella hall dell'hotel ti viene voglia di fare un biglietto di ritorno verso casa...la pazzia avanza!



domenica 10 luglio 2011

CURIOSITA'

Come ormai saprete la fedele Bmw di Vigna, lo abbandonò quattro mesi fa a Pisa. Ma prima che ciò accadesse, google lo immortalò per l'ultima volta. Ora è dominio mondiale, patrimonio dell'umanità.


Addormentarsi quattro ore al sole sulla spiaggia di Fano produce tali effetti. Vigna era molto esposto, io più in ombra, altro che abbronzatura da ciclista.

Lei e la mia auto: tra scalatrici pure ci capiamo, solo che dopo due ore non era arrivata neppure all'altro montante.


Un vero atleta Luca: dopo tre ore di rally ci vuole una bella sigaretta. Farsi fregare da questo noooo!!!

Luke ha riportato un regalo direttamente dal Wyoming a Mauro. Per i meno avvezzi con l'inglese c'è scritto "Noi in wyoming ancora li impicchiamo i ladri di biciclette!".

martedì 5 luglio 2011

CARO PERMAZ, Siamo come un gatto dentro una balla!






Abbiamo varcato il Rubicone e ora saranno volatili per diabetici, gli allievi che superano i maestri... Luca e Tony che immersi nelle Alpi umbro toscane, quelle che sfiorano la luna, ci danno sette minuti di distacco. Ovviamente la colpa non è mia e del Peru, ma di quel gregge di pecore che abbiamo dovuto far attraversare, poi ad un certo punto un meteorite ci ha intralciato il sentiero, poi è successo che un testimone di Geova ci volesse per forza far cambiare religione, poi abbiamo dovuto spingere un attimo in salita Mikajlosky perchè sennò non riusciva a svalicare... Beh, sfido io, anche troppo poco perdere sette minuti.

Bisogna poi ammettere che per sabotare la prova dei due antagonisti io e il mio stesso sangue ci siamo impegnati non poco. Da quattro o cinque mesi gli raccontiamo aneddotti assurdi sulle gare, sulle difficoltà del caso, la tensione, per sfiorare assurdità totali tipo colle speciali atte ad attaccare il pettorale, non male l'idea di spedire Bastianelli ad un ritrovo errato...lì alla buitoni. Però niente da fare, son due linci scatenate i nostri. Luca è diventato della partita appena da due mesi, ma si è calato nella parte perfettamente. Dicono che in questi sessanta giorni lo abbiano visto alle quattro di mattina far le ripetute su per la Pitocca, che al mercato faceva gli scatti tra il suo banco e quello di bilancino per vedere quanto ci impiegava per andare a prendere un panino con la porchetta. Insomma c'era poco da fare. Anzi, Tony iniziava a preoccuparsi di non riuscire a contenere cotanta trance agonistica. Vedendo l'impegno profuso dalle nostre nemesi, il Peru non si è tirato indietro e pure lui pronto all'attacco ha passato due mesetti discreti: potatura dell'intera siepe e pulitura del giardino della casa a trestina, più simile ad una giungla indiana a dire il vero. Una media di dieci ore lavorative al giorno davanti al pc a disegnare oblò di lavatrici... se poi ogni tanto vi si allaga il garage sapete chi bastonare. Per non parlare dell'ultima passione per la canoa, molto ludica e non troppo agonistica.

E dopo tanto attendere giunge il momento del singolar tenzone. Sarà che ho visto la malparata, o sarà che io sto alla manutenzione della bici come il lambrusco può star bene con le ostriche, il fatto è che ci ho messo del mio per trovare una buona chance e gettare la spugna. Alle dieci di sera, a meno di dieci ore dalla partenza, mi ritrovo in garage coi pistoni del freno anteriore in mano. Io volevo cambiare le pasticche e roberto mi aveva accennato che questi magheggi non è bene farli così all'ultimo minuto. Mi ritrovo questi pistoncini in mano, nel mezzo del silenzio della notte, una luce fioca illumina la mia vergona, i gatti mi osservano con sdegno, distolgo lo sguardo e in un baleno rappezzo la pinza e ci infilo su le pasticche, almeno ci pensano loro a far da zeppa al tutto. E in un secondo ho voluto credere che Cristo fosse morto con lo scooterone se immaginate che fiondandomi a pinzare sulla leva ho pensato che tutto sarebbe dovuto funzionare a dovere. I pistoni son restati più inerte del mio gatto quando mi intignavo di portarlo a guinzaglio. Oltre che incazzarmi con me stessa ho potuto far solo due cose: tornare in casa e sfogarmi con mia madre che non ha capito neppure il perchè fossi nera e chiamare il Peru, avvertendolo che avevo fatto un arrosto di discreta fattura e che l'indomani mi sarei meritata un deciso scannamento.

Dopo una notte insonne, un angelo a bordo dell'Insigna giusta, ovvero tony e non Luca, mi porta su un cuscino di velluto il freno anteriore smontato dalla sua RockRider.

Ora siamo pronti a dar battaglia. Per dirla tutta, mentre smonto la bici dall'auto mi accorgo di un ulteriore questione: la guarnitura si è alleggerita di una vite, ma decido di dirlo a Roberto a metà gara, altrimenti rischio che mi passa sopra con l'auto come fece col gatto, e figurarsi, lui non aveva fatto nulla di male, io per contro ce l'ho messa tutta per rendere la vita difficile al mio collega. Il resto è ciò che può essere una gara, pedalare il più forte possibile e riportare la pelle a casa. Lo sfottò finale alla scoperta della vittoria da parte dei due nemici è stato abbastanza velato. Mi attendo da un momento all'altro che alla prossima uscita, durante la bevuta finale, ci facciano inginocchiare sui ceci. Però ricordiamo due cose: io e il peru siamo cmq giunti quarti di categoria e andati a premio, agli altri due manco il buono pasto volevano dargli. Altra cosa, grazie al mio dono dell'ubiquità, mentre correvo il rally, in contemporanea vincevo a Gubbio la maglia di campionessa regionale cross country. Ritirata in mia vece da Mauro Vigna.

Portando a riparare il freno ho scoperto una cosa e voglio farvene parte: i veri campioni fanno manutenzione alla bici la sera prima della gara. Donati mi racconta e mi mostra che lui ha fatto peggio di me. Deragliatore anteriore fuori uso. PEr tutta la gara ha dovuto posizionare la catena manualmente. E ha vinto. Imparate dai migliori, e tacete Somari!!!