lunedì 30 giugno 2008

IL RITORNO DEL PRESIDENTE


Che magnifica gara quella di ieri a Massa Martana. Io non c’ero. Che percorso fantastico e che organizzazione superba. Io ero in mtb con Roberto e Fabione nei boschi che sovrastano Montone.

Il fatto di non esserci stata non limita le mie possibilità narrative. Ho letto il giornale stamattina. Conosco le classifiche, ma soprattutto conosco i miei polli e mi basta usare l’immaginazione per raccontarvi come sono andate le cose.

Matteo: secondo me è andato forte. Il giornale riporta solo i primi tre di ogni categoria. Lui non compare tra i nomi. Non perché abbia battuto la fiacca. Semplicemente perché non si è ancora preso la briga di aggiustare i freni dopo schifanoia, così al traguardo nessuno è riuscito a fermarlo. Lo stanno ancora cercando tra i monti martani.

Mauro: il terzo posto del nostro cuore pazzo sottolinea la classe che lo contraddistingue. E nonostante l’ottima performance scommetto che durante il dopo-gara ha passato il tempo lamentando questo e quell’altro acciacco. Eh sì che oggi è il suo compleanno. E certamente Matteo gli avrà fatto tornare il buon umore con quello splendido regalo che gli ha riservato: una bella trek in carbonio montata xtr.

Edo: il signore del parquet, colui che rende liscia perfino la superficie più accidentata, ieri è andato forte come un matto. Ma talmente forte che in discesa non lo fermavano più. E una bella stesata di listone giordano su quelle sassaie in pendenza avrebbe fatto comodo.

ANTONELLO: quest’uomo, che è capace di strappare un gelato dalle mani di un bambino per quanto è goloso, che si presenta alle iscrizioni delle gare senza tesserino, che va a correre senza scarpe e senza casco! Quest’uomo, il nostro sommo presidente mega-galattico, che affitta un risciò al mare e poi lo riconsegna al proprietario sbagliato. Quest’uomo, che non conosce neppure la data di nascita della propria fidanzata e che spesso e volentieri con fare impavido la lascia nelle grinfie di Vigna. Beh…Antonello ieri se avesse avuto il motore alla sua trek lo avrebbe fuso. Se foste stati lì per assistere neppure lo avreste notato da quanto andava forte e dalla polvere che sollevava. Dopo la gara dicono abbia dovuto ordinare un nuovo treno di gomme. Dopo la gara dicono che abbia fatto esplodere la provetta per il controllo anti-doping. Ormai è un mese che assume pasticconi contenenti strane sostanze. Lui li chiama anti-biotici. Ma io so dirvi solamente che ieri a Massa Martana colui che un tempo venne soprannominato Antonello-Divorello, ha proprio fatto incetta dei suoi avversari: 21° assoluto. Quinto di categoria. Fate molta attenzione, perché da Selci con furore arriva Antonello lo sterminatore.

Quanto affermato nelle righe sopra potrebbe risultare non del tutto veritiero per il semplice motivo che a Massa Martana ieri il nostro servizio stampa era assente, eppure noi non ci fermiamo di fronte a nulla e il rumore delle rotative vogliamo farvelo sentire pure se ci tocca di inventarlo. Sappiate però che l’impresa del nostro capo supremo non è leggenda, è il frutto della costanza e meticolosità con cui ogni membro della nostra squadra plasma il proprio corpo tanto da renderlo un’arma micidiale.

sabato 28 giugno 2008

NOTTURNA DI GIORNATA

Prerogativa imprescindibile affinchè un’uscita in notturna sia degna di tale nome è il buio. Alle sette e mezzo di sera, di fine giugno, bisogna pregare per un’eclissi totale, o aspettare minimo che vengano le nove e mezza per vedere la luna rubare il posto al sole.

Ma io i fanali ce l’ho e l’ho montati anche se probabilmente avrei potuto farne a meno. Ho adempiuto al compito con la classica perizia che mi contraddistingue: mi sono ricordata di caricarli quattro ore prima e solo grazie a mio fratello che me lo ha ricordato. Per posizionarli ho impiegato circa 30 minuti, durante i quali ho imprecato per tutto il tempo, ho letto le istruzioni per filo e per segno, pure la parte in cirillico, per cercare una spiegazione ad un problema che in realtà ho solo io. Non riesco a tirare questi maledetti elastici che danno in dotazione: ne avrò strappati tre o quattro del ciclocomputer, questo dei fanali non l’ho rotto solo perché è grosso come un copertone dell’auto, però avevo un certo fascino mentre lo tiravo con un cacciavite per traverso rischiando di rigare il manubrio. Se fosse per me ci darei quattro giri di scotch e festa finita. Ma ogni volta devo sottostare al severo giudizio del mio diretto superiore: e puntualmente Roberto ha riposizionato il tutto, visto che avevo puntato i fari in maniera molto poco ortodossa. Lui, precisino come al solito, sempre il primo della classe, li aveva montati un giorni prima.

Davanti al negozio, con un sole che ancora brilla come un diamante, ridono di noi e dei nostri super fanali. In molti hanno aderito al richiamo di Mauro, galeotta fu la bistecca e la sagra a lei dedicata. Infatti a fine giro è previsto un lauto ristoro alla festa a Riosecco. E per i grandi campioni come Fabione che sfottono noi ciclisti previdenti, noi ci rifacciamo su chi si è presentato con le luminarie natalizie adatte solo a far allegria sull’albero di natale. Fabio ad esempio ha montato un lumicino che non serve neppure ad infilar la chiave nella toppa al buio di nascosto quando torna da casa tardi e la moglie sta lì pronta per accopparlo.

Prima della partenza passa per un saluto pure Cristian: la city-bike con la quale si è presentato, ma soprattutto l’abbigliamento da fighetto ci fa comprendere che non sarà dei nostri.

Nel gruppo c’è un infiltrato, direttamente dalla kemon, ma vestito dei nostri colori, il Poggini, o meglio “il bersaglio umano”, oppure “uomo di gomma”, insomma, il ciclista da mille punti, che sarebbero quelli che gli hanno messo i dottori nell’arco degli anni, si unisce a noi.

E’ dei nostri pure un rappresentate della testi cicli, e non uno qualsiasi, bensì Andreani. Uno che per farlo andare piano non giova neppure togliergli le ruote dalla bici.

Con una luce quasi da sala operatoria diamo il via alla notturna. Che ho erroneamente inteso come passeggiata, pedalata non troppo stressante e intensa. Sbaglio mio. Forse in un primo momento potevamo parlare di calma. Ma era solo calma apparente. I primi a movimentare la situazione indovinate un po’ chi saranno stati: la coppia più bella del mondo. Fabio e Roberto hanno iniziato a sgambettare e poi tutti a turno volevano mettere mezza ruota più avanti dell’altro.

Io, come si suol dire, sono rimasta nel mio: capita sovente che quando c’è molta gente faccio casino o mi faccio male e allora tento di limitare i danni. Mi concedo solo per le grandi occasioni. Guarda caso poi stavamo battendo proprio quelle strade dove lo scorso anno feci la mia caduta più disastrosa. Il giorno dopo avevo un occhio nero e un dito gonfio, per non dire del mal di testa che è durato tre giorni.

Del mio non azzardare troppo ha sofferto Mauro, che faceva da chiudi fila e se non fosse che è già brizzolato di suo direi che gli son venuti i capelli bianchi. Almeno io posso vantarmi di non essermi dovuta fermare e togliermi una scarpa perché c’era finito dentro uno spino. Questo è accaduto a Sauro: come ci sarà riuscito quello spino ad infilarsi là dentro nessuno lo sa.

Ah…i fanali io li ho accesi, non che servissero a molto, tranne verso l’ultima mezz’ora, quando finalmente quel maledetto sole ha deciso di togliersi di torno.

La parte migliore è stata la seguente: sedici persone sudate, che hanno pedalato per un’ora e venti con 32 gradi di media, sedute a cenare tra gli altri avventori della festa. Decisamente più profumati di noi. Tutti belli appiccicosi e sudaticci abbiamo mangiato e bevuto comodi, serviti e riveriti dalla pro-loco di risecco. Solo uno di noi, non so bene come, si è presentato col capello pettinato e magliettina e pantaloncino pulito. Fabio. Domanda mia: avrà usato la solita tecnica del cambio d’abito con annessa spruzzata di deodorante sopra sudore rancido, oppure si sarà lavato per davvero? E se è così, quando si è lavato visto che è arrivato dopo neppure 10 minuti? Non sarà mica un Clark Kent nostrano?

giovedì 26 giugno 2008

FLASH

Nell'attesa che inventino giornate di 36 ore per ora dovete accontentarvi di questo scatto formato famiglia riguardante l'uscita in notturna di ieri sera, con conseguente sterminio di vacche visto che son partiti centinaia di euro in bistecche! Appena posso vi farò partecipi del mio punto di vista, che sarà alquanto globale visto che ho osservato tutto da dietro!...e hanno il coraggio di chiamarla passeggiata!

martedì 24 giugno 2008

OGGI E' NATO UNO DI NOI


Sembra ieri quando giocavamo a pallate tra la neve e tu dentro le tue ci nascondevi terra e sassi. Oppure quando attaccavi il carretto di legno alla tua bmx e mi trasportavi come in carrozza e poi il carretto si sganciava e io baltavo di lato. Poi però ridevi meno quando te lo facevo trasportare a braccia, stile risciò, e io col frustino in mano ti aizzavo.

Non è passato tanto tempo da quando ti rubavo gli spiccioli dalla scrivania e ti leggevo le cartoline delle fidanzate. Ne è passato ancora meno da quando ogni domenica ti scrocco litri su litri di gasolio per andare a sgambettare a destra e a manca. E non è trascorso neppure un attimo dall’ultimo momento in cui ho pensato a che bel giro ci faremo oggi, per il tuo compleanno. Perché cenetta, torta e regalo che stasera qualcuno ti destinerà, dovrai guadagnarteli col sudore.

Tanti auguri, per questi 31 anni che ti relegano nella peggior categoria ciclistica che ci possa essere, quella in cui tutti hanno il pepe al culo!

lunedì 23 giugno 2008

ALTRO CAPOCOLLO ALTRA CORSA

Due anni fa, un po’ per gioco e un po’ per sfida, con zero allenamento sulle gambe, mio fratello mi convinse a partecipare alla mia prima gara in mtb. Pedalata ecologica ovviamente, e il terreno era lo stesso percorso ieri. A Schifanoia, giro di boa dell’Umbria Challenge, non è che ci si entusiasmi molto, e la gara ricorda molto il nome del luogo dove si svolge in quanto a caratteristiche…fa schif…

Oltre a questo però c’è un legame di tipo affettivo che mi lega a tale manifestazione, dove ti fanno fare la doccia tra un water e uno scaffale con le bustine del caffè e i piatti di plastica (che igiene); dove ovunque cerchi riposo trovi solo un sole che ti dilania i lobi temporali; dove chi dovrebbe segnalare le svolte ti guarda e ti sorride ammutolito; dove lungo una rampa di scalini infiniti, con 35 gradi, una vecchia ti fa “Eh ancora coccona, ce ne saranno altri 500 metri”…e comprendi che la vecchia non ha il senso della misura, oppure questi abitano in paradiso. E paradiso non è quando risali una strada bianca al 22 % costeggiata da campi d’erba secca che se li fissi oltre l’orizzonte vedi risalire il calore che proviene dal centro della terra. E con tutta l’afa e il caldo che c’era sono riusciti a farci imbrattare scarpe e bici di una melma simile alle sabbie mobili, ma così bastarda che da quanto mi ha risucchiato verso il basso mi ha slacciato il cricchetto della mia bellissima scarpa.

Ma come dicevo il legame affettivo è innegabile, soprattutto quando è una di quelle domeniche che pensi ti abbiano iniettato anfetamina pura nella mela della colazione. Media cardiaca della gara 177. In effetti il dottore giovedì scorso, durante la visita sportiva me lo ha detto a chiare lettere “Complimenti signorina, è proprio in forma”. E per dargli ragione son partita a tutta, ero davanti, ma davanti come quando tutte le altre stanno dietro. Davanti come quando pensi “Sarà un prosciutto e non un capocollo”. Purtroppo il davanti è diventato dietro quando il mio grosso neo, le discese ripide e sassose, dove proprio non so tenere la bici in traiettoria, hanno permesso alle mie due dirette avversarie di sorpassarmi. Non ne posso più di queste scalmarite. La soddisfazione però non manca: ho tenuto fino all’ultimo, arrivando a trenta secondi dalla maglia arancio. Non avevo la forza per tentare uno sprint.

Questa è la mia corsa. Nulla in confronto a quello che accadeva nel frattempo. Perché mentre io tenevo a bada le mie donne, tutt’intorno si scatenava il finimondo. Roberto ha tenuto Fabione fino all’ultimo per batterlo poi in volata, con la sua solita tattica: chiudere l’avversario in curva! Pieroni invocava un’attenuante: il giorno prima ha partecipato al torneo di beach volley alla sagra della bistecca a trestina. Accidenti, son proprio messi male quelli della pro-loco se devono accontentarsi di Fabio come ospite d’occasione. Se da un lato il deficit fisico potrebbe essere plausibile, dall’altro bisogna sottolineare il vantaggio che la lunga scalinata offriva alla nostra palanca umana: con un passo faceva cinque gradini! Del tipo “Avere il passo più lungo della gamba”. Per ovviare al deperimento del week-end Fabione ha mangiato e bevuto le seguenti cose: mezzo litro di energade subito dopo la gara, due piatti di carbonara, due piatti di piselli, due piatti di roast-beef, pane, vino tristo (nessuno lo ha toccato), coca-cola, sprite, gelato formato famiglia.

Matteo: quante cose potremmo dire di questo giovane atleta, che per tutto il dopo gara ha sfoggiato un fisico così asciutto, ma talmente asciutto, che quelli del Congo non ce lo vogliono perché già hanno penuria di acqua, e poi secco in quel modo non ci si sfamano manco loro che de solito se accontenterebbero de un culaccio de salame per fè pasqua una settimana. Per fortuna pasqua non la fanno, e neanche matteo la fa, visto che la cosa più azzardata che gli ho visto addentare è stata una banana. In pizzeria a volte si regala agli eccessi: pizza pomodorini e rucola. Pazzo! Ancor più fuori se consideriamo come ieri se ne è uscito quando vedendolo in preda alla furia più nera gli ho domandato cosa fosse accaduto. Risposta “Maledizione (non ha detto così, ma ci sta bene), ho fatto secondo”. Voi penserete di categoria…no. Anche se MAGARI dico io. Secondo assoluto. Eh…poverino. Non c’è giustizia. Io quella volta che sono arrivata prima ho fatto festa una settimana. Però l’incacchiatura si capisce, aveva il freno dietro fuori uso. Secondo me glielo ha fatto fuori Mauro, per farlo andare più forte. Sappiate che questo maledetto secondo posto assoluto lo ha vestito di nuovo del colore del leader. Forse lo ha fatto apposta di girare a torso nudo, così una maglia a qualcuno la scroccava. La prossima volta voglio girarci pure io in reggiseno, chissà se mi becco una maglia arancio, forse se vado senza reggiseno mi danno pure quella iridata. E’ più probabile che mi becco qualcos altro.

Alessio: si è allenato tutto il giorno per la settimana che lo aspetta: al mare con la ragazza. Lo abbiamo ammirato steso sul prato a sonnecchiare, col gelato in mano a refrigerarsi, al sole come una lucertola. E ritirare la maglia arancio dalle mani dell’immancabile Roscini. Questo per dire che non è che sia stato a grattarsi proprio tutto il tempo.

Edo e Topino: hanno tagliato il traguardo entrambi demoralizzati. Il primo ha discusso con la catena incastrata tra il pacco pignoni e la ruota. Ci ha messo cinque minuti per risolvere la situazione: io avrei desistito dopo 20 secondi. Ho scoperto che a causa del lavoro che fa deve allenarsi all’una del giorno…per il fresco. Il topino ha sofferto il caldo e altra scoperta della giornata, con mio forte disappunto, è stata quella del suo ignorare dove fosse ubicato il bar del topo. Non sia mai: il bar del topo, posto tra promano e san maiano è un luogo fondamentale per chi adora essere servito dalle bariste più scontrose e musone del mondo. Speriamo si sia informato sul bar della donella de sorca.

Antonello: non ci stancheremo mai di dirlo: ogni volta ci lascia senza parole. Cosa ha fatto questa volta? Ha sbagliato strada. Direte voi “ma poi è tornato indietro”. No. Ha preferito dedicarsi ad un tour panoramico della zona, per poi trotterellare all’arrivo. Quando gli abbiamo visto in mano un pasticcone bianco di tre etti gli abbiamo sconsigliato la pratica dopante. Ha addotto la scusa dell’antibiotico, a causa di una brutta otite. La prossima gara sapremo se era davvero antibiotico oppure un nuovo prodotto che pure Fabio dovrebbe provare.

Mauro: in partenza mi ha dato un’occhiata delle sue. Di quelle che dicono in bocca al lupo, ma senza bisogno di proferire parola. Perché si sa, mauro parla poco prima del via. Ieri però ho visto che c’era qualcosa di più. Ultimamente il cuore non gli da retta come dovrebbe. Ma il nostro cuore matto non si smentisce mai e le sue battute al vetriolo hanno fatto da cornice a tutto il dopo-gara. Domanda che ci siamo posti tutti: “Mauro, ma quando al ristoro hai visto quella ragazza in reggiseno a distribuire bottigliette, quali oscenità le hai propinato?”. Altra cosa fondamentale, un consiglio mio a tutti voi: ultimamente, per sfuggire ai controlli antidoping, molti professionisti stanno usando il viagra come sostanza dopante. Per favore non ditelo a Mauro.

Ale e Poggio: ale ha corso una gara stupenda. Senza eguali. E’ stato il primo. Sì, il primo in assoluto. Il primo a svoltare dopo un chilometro di gara e tornare all’auto, il primo a mangiare il gelato, il primo a mangiar la carbonara. Roberto è un po’ perplesso: dovranno correre assieme il rally al borgo. Propongo di ammanettare insieme i due concorrenti. Forse ieri, pensando alla ragazza che lo attendeva lì al parcheggio ha preferito la sua dolce compagnia piuttosto che quella di 100 esseri sudati e puzzolenti. Il Poggini ha trionfato. Non letteralmente parlando, ma già il fatto di non essersi fratturato qualche ossa, o lacerato una parte qualsiasi del proprio corpo (meglio conosciuto come “bersaglio umano”) è già una vittoria. E’ andato molto bene se pensiamo che son 15 giorni che è fermo a causa di cinque punti sul ginocchio…tanto per cambiare!

Michela: questa ragazza non è umana, credo provenga da un altro pianeta, forse sta pianificando un’invasione della terra. Forse i Borg l’hanno mandata in avanscoperta per studiare il sotto-gruppo più astruso del pianeta: i ciclisti. Esseri mezzo uomini e mezza guarnitura, che tra loro non parlano d’altro se non di cose con le ruote. Che misurano la loro virilità in base a chi ha la bicicletta più leggera. Che il sabato vanno a letto alle 11 (tranne Ale) e prendono il sole come i muratori. E quando la vedremo arrivare dal Quadrante Beta all’interno del classico Cubo Borg, saremo solo capaci di domandarci “Chissà se è in carbonio fasciato?”

Un pensiero: Giorgio, ci sono mancate le tue dolci note e le tue raffinate metafore, che prima di declamare accompagni con la raccomandazione di tapparmi le orecchie. Tu, che pensi alla mia innocenza, e che l’altro giorno mi hai raggiunto con la mtb mentre io ero con la bici da corsa e ho pure avuto la faccia tosta di scattarti in salita…Beh vedi di non farlo più, non fare promesse che non poi non mantieni. Perché un guanto di sfida fu gettato se ben ricordi…

giovedì 19 giugno 2008

GEORGE AT CORNER

Ieri pomeriggio un vip ha fatto la sua comparsa nella terra natia dei leader della disinformazione. George at Corner...o meglio Giorgio al Cornetto. L’appuntamento era per una bella sfacchinata in mtb alle 16.30. Lui gironzolava per il paese già dalle 15.30. Avrà pensato di approfittarne per perlustrare i magnifici luoghi d’arte che abbelliscono la mia residenza giornaliera.

In un ipotetico tour guidato io sarei partita dalla maggiore attrazione di questo buco nero posto tra Promano e Trestina. Il luogo sacro che tutti coloro che passano al Cornetto debbono visitare è il santo tabernacolo del Bar della “Donella de Sorca” (non è colpa mia se questo è il soprannome). All’interno di questa costruzione, eretta ispirandosi allo stile Liberty (nel senso che i muratori hanno messo su i matoni come gnè parso), si sorseggia principalmente una particolare bevanda, a partire dalle 6 di mattina, fino all’orario di chiusura. Si beve Il campari: col vino, col pompelmo, con l’aranciata…con tutto quello che te pare. Che tanto una sbobba più trista non la potevano inventare e a voglia a metterci dentro altre cose per modificare quell’amarognolo che non te va via manco se bevi una boccia di Listerin. In sintesi, se andando in pellegrinaggio al bar del cornetto non ne consumerai la bevanda tipica, sarai un emarginato a vita e non potrai aggregarti agli altri fedeli, che trascorrono le giornate bestemmiando e giocando a briscola.

Possiamo dire con certezza quasi assoluta che Giorgio si sia astenuto dal rituale del Campari, in primo luogo perché doveva sgambettare con noi e quindi era fondamentale essere lucidi e in secondo luogo perché a lui…e a noi, piace bere solo quando c'è la possibilità di scroccare a Mister Tassi!

Seconda tappa fondamentale che lo straniero al Cornetto non deve lasciarsi sfuggire è una visita ai cantieri del luogo. Dove ci sono scavatori e gru in movimento, troverete una folla immane ad assistere ai lavori in corso, in preda ad un’estasi delirante. La media di età che questa folla vanta è di circa 72 anni, tantissimi uomini muniti di ApeCross, denti bionici e alito perennemente aromatizzato al frizzantino. La cosiddetta “Platea da Cantiere” è fondamentale per la biosfera del paese. La saggezza della platea elargisce consigli infiniti ai poveri muratori che si sentono più osservati di quanto solitamente capita ad una bella puledra davanti al Vigna in bicicletta. Giorgio deve aver saltato anche questo luogo di culto perché altrimenti lo avremmo visto invecchiato di cinquant’anni… e vi assicuro che per come andava sia in salita che in discesa, sia per lungo che per traverso, per dritto e per rovescio, pareva avesse 18 anni e il motore alla bicicletta.

Ultima tappa che il Touring Club consiglia ai turisti che sbarcano al Cornetto è una messa in piega dalla nostra famosa parrucchiera. Chi viene al Cornetto deve farsi fare i capelli dall’Annamaria, donna che vanta nel suo curriculum diverse partecipazioni come coiffeur a Miss Italia e Buona Domenica. C’è un requisito fondamentale che questa tappa richiede all’avventuriero di turno: avere i capelli. E comprenderete che non è il caso di aggiungere altro. Ora possiamo definitivamente affermare che Giorgio non è venuto al Cornetto per un classico tour guidato, ma per un’esplorazione estrema.

E Garmin alla mano Roberto ha sfoggiato uno dei suoi cavalli di battaglia, uno di quei percorsi segnati negli ultimi giorni che vedono casa nostra solo come luogo di partenza, il resto sono “Toppi”, come si dice da noi. Ho subito redarguito Giorgio: “Oggi ci saranno pendenze solo a due cifre!”. In realtà l’ammonimento lo facevo a me stessa. La vicina di casa mi aveva augurato di fare una buona passeggiata solo 15 minuti prima, ma io, che non sono una cojona, sapevo che non era giornata dedicata ad ammirare il panorama. Potrei raccontarvi dove siamo stati, ma se poi doveste prendere per buone le mie indicazioni, un attimo dopo mi maledireste. Zero spaccato ad orientamento. Giorgio e la sua guarnitura da uomini duri (una doppia) non hanno avuto problemi di sorta. Roberto restava sempre un po’ indietro rispetto al nostro usignolo, forse perché da dietro l’acustica era migliore, o forse perché non voleva essere scortese con gli ospiti. Io ringrazio quella sosta al bar di Promano e quel tè ghiacciato offerto dall’apripista di giornata.

Come al solito ho dovuto autografare l’uscita dando il meglio di me: strappata la catena. Come fa quel famoso detto??…”Ah, se avessi un euro per ogni maglia strappata adesso sarei miliardaria”. Il mio meccanico di fiducia era con me, il mio prode scudiero ha estratto la sua arma preferita, lo smagliacatena, e ha risolto. Giorgio mi ha fatto una domanda assurda che ancora devo comprendere. Mi ha domandato per quale motivo non porto via con me uno smagliacatena. Boh, chissà cosa intendesse dire. Innanzi tutto bisogna saperlo usare, seconda cosa io sono una donna e anche se opto per la parità dei sessi non voglio sporcarmi le unghie col grasso, e terzo io la catena la rompo solo quando sono con Roberto, questo è un fatto comprovato.

E alla fine, ognuno per la sua strada. Giorgio a casa sua e io e Roberto a casa nostra. Ma nessun campari dalla Donella de Sorca.

Le immagini dell’uscita si limitano al felice momento di manutenzione della catena. E fortuna che ho fatto il danno io, sennò neppure quelle, perché per fermare Giorgio ci vogliono le cariche di C4 con comando a distanza.

FUORI SELLA...ma per poco!

Stamane ho saputo che Francesco, nuova promessa del nostro team, figlio d’arte dell’usignolo dei boschi, al secolo Giorgio, in seguito ad una caduta in discesa, a cavallo della sua Colnago, si è lussato la spalla. Proprio ieri il papà ci raccontava di come in poco tempo sia riuscito a dargli filo da torcere in salita. Perché dovete sapere che “Il Cipo” (chissà se ancora lo chiamano così) è uno scalatore puro. Magro, con lunghi muscoli, sale sui pedali e danza come un pazzo. Fino ad ora si è divertito a far sputar sangue a pochi di noi, a me, a Crischia…Insomma, non vuole svelarsi d’un tratto, preferisce massacrarci per gradi, partendo da noi paria per poi giungere alle caste elitarie dove alloggiano i nostri assi migliori.

E non credo che questo temporaneo infortunio lo intralcerà più di tanto. Forza Franci, rimettiti in fretta…nel frattempo ne approfitto, tu riposati, che io mi alleno!

CICLISTI DI RAZZA


Quando circa cinque anni fa si iscrisse a legge il nostro Carletto dichiarò "Da grande voglio fare il magistrato corrotto!".
Ha studiato con passione, ora lavora senza tregua e si impegna ancor di più per prendere una seconda laurea. Nel frattempo ha passato la parte scritta dell'esame di stato che permette di accedere alla professione di avvocato. Alla prima botta! Ora gli manca solo l'orale. Per ora abbiamo tra noi un mezzo avvocato, ma uno di quelli che sanno il fatto loro.
E la bici? Gli basta fare un mesetto bello tirato e subito te lo ritrovi alle calcagna. Congratulazioni Carlo. Tu non sei come tutti noi ciclisti, che siamo solo buoni a chiacchierare. Tu fai i fatti!

mercoledì 18 giugno 2008

REGALO DI COMPLEANNO

Per il mio compleanno voglio fare una cosa diversa. Voglio farlo io un regalo a voi. Ecco, di dono questo stupendo scatto, frutto dell'ultima uscita con robi. La posa in cui mi ritrae permette di dar sfogo a qualsiasi genere di declinazione che l'immagine solamente suggerisce. Se io avessi una foto di voi così...non ne uscireste vivi! Per fortuna avete cose molto più importanti da fare che divertirvi con photoshop!

martedì 17 giugno 2008

GLI IRRIDUCIBILI


Il secondo diluvio universale, che perdura ormai da aprile, dimostra che qualcuno lassù deve avercela a morte con noi cicloamatori. Ma l’ira divina non ci ha impedito di uscire anche con le condizioni più estreme. Pochi giorni fa con Fabione, io e mio fratello ci siamo fatti un bagno lungo sessanta chilometri. Fortunatamente all’inizio erano solo goccioline. E io me ne stavo felice come un papa dietro all’enorme massa di carbonio pilotata dal nostro gigante portacolori. Neanche un filo di vento. Qualche sfiatata l’ho sofferta quando allungava durante certi strappetti e mi faceva fare un collo lungo lungo. Ha gambe e piedi talmente enormi che col tallone potrebbe toccare il mozzo della ruota. Però in salita l’abbiamo fatto divertire noi il piccolo Fabio. Quando ad inizio erta mi ha visto scalare i rapporti mi ha deriso. Lui ha ostinatamente tenuto il padellone. Voleva fare lo splendido. A montone ha abbassato la cresta. E tanto ci siamo, e visto che in questo blog non guardiamo in faccia a nessuno, cogliamo la rosa quand’è il momento e cogliamo dunque l’attimo per sputtanare Pieroni: ecco la sua ultima affermazione ai nostri microfoni: “ A Schifanoia voglio battere Gustinicchi”.
Io e mio fratello abbiamo optato per un saggio silenzio. E’ evidente come un prolungato uso di stupefacenti porti ad un graduale deterioramento delle connessioni neurali.
Domenica mattina il tempo è stato finalmente clemente. A poco è servito a quei quattro pazzi che non hanno mollato la competizione neppure questa settimana. Matteo, Mauro, Sauro e Edo sono andati a Bibbiena per la Casentino Bike. La gara era affollatissima, lunga e dura. Resa ardua da giorni e giorni di pioggia continua. E sappiamo benissimo che Matteo è proprio terrorizzato dal fango in discesa. Non se la cava un granchè dice lui. Sì, le spara grosse, anche perché con nomi che suonavano tipo i simpatici colombiani, Vega e Corsetti, il nostro capitano è arrivato 25° assoluto. Tra mille e più partenti, e tutti col pepe al culo direi che tutto questo fastidio il fango non deve averglielo dato. Uno che parla poco ma pedala parecchio è Sauro, non vorrei sbagliarmi ma è arrivato 12° assoluto: il signor Rinaldini è l’ingaggio dell’anno, è il nostro Ronaldo ai tempi d’oro…non quello di adesso che va a trans. Pure Edo non si smentisce, mi hanno raccontato che si è comportato davvero alla grande.
Il Maurone nazionale, reduce da balli, feste e bagordi, ma soprattutto dalla scorsa domenica durante la quale ha rosicato di brutto mentre noi sgambettavamo su per Cortona e lui niente, ha preso la Casentino Bike con la calma di un antico amanuense. Sente ancora di non essere al top e non vuole forzare troppo. Ha detto di essersi goduto il panorama. Attraversando il guado, in diversi momenti si è chinato per raccogliere un sasso piatto e fargli fare i salti sull’acqua. Poi lungo la strada battuta ha trovato delle bellissime ginestre e ha pensato che visto che non andava di fretta avrebbe potuto approfittarne per un gesto galante. Alcuni raccontano che mentre era chinato a comporre il mazzo, seguendo la moda lanciata da Giorgio, stesse cantando la famosa canzone del mazzolin di fiori che vada ben che non si bagna.

Tutto qua? No, per niente. Perché l’altra metà del team, quella che conta, quella che vi fa comprendere quanto vi mentano i vostri medici quando parlano dello sport definendolo il modo migliore di vivere sani, quella coppia degna della miglior disinformazione in rete, insomma quelli…beh non siamo stati a pettinar le bambole. Ovviamente la mega uscita su strada possiamo dire non abbia fatto gran furore: il numero dei partecipanti lo possiamo contare su nessun dito di nessuna mano. E all’ultimo minuto, ci siamo affidati al partner virtuale di Roberto, il suo Garmin. Mtb alla mano, o meglio alle chiappe e via per luoghi dimenticati da dio dell’uomo. Anche se stavolta andavamo sul sicuro: la traccia gps era un lascito di Michele che adesso se la spassa in Sardegna. Un lungo giro sopra Lerchi, non troppo tecnico, ma ricco di spunti interessanti che hanno fatto la felicità della mia nikon e di mio fratello (ci penserà lui a rendere l’idea). Una cosa è certa: sulla strada del ritorno la fame si faceva sentire: l’argomento principe sono state le olive all’ascolana. Prontamente acquistate. Alimento lontano anni luce dal sano pasta party di ogni fine gara. Per non parlare della sera: ho cenato al ristorante giapponese col mio fedele (speriamo) cavaliere, ed ero talmente stanca che facevo fatica a tenere in mano le bacchette. Ma talmente stanca che non mi consentivo e ho rovesciato il bicchiere sul tavolo. Ma talmente stanca che mi sono imbrattata la maglia di salsa di soia. Che già sento mia madre che brontolandomi dà l’estrema unzione alla shirt con chiazza orientale.

martedì 10 giugno 2008

DOMANI USCITA SU STRADA, NON PUOI MANCARE

ESCI CON NOI SU STRADA DOMANI, MANCHI SOLO TU.
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SENZA MAURO: NOI ORFANELLI A CORTONA

Lo scorso anno a Cortona diedi ben tre grugnate per terra: è una gara con discese molto tecniche e io non sono proprio l’asse di briscola in tale frangente. E oltre a tante discese ripide, da quelle parti hanno pure un sacco di salite che ti fanno venir voglia di strapparti le ginocchia da quanto ti bruciano. Infatti questa simpatica garetta parte subito con uno strappo al 20% e strappo è riduttivo visto che son chilometri e chilometri durante i quali pensi a tante cose tipo:

-perché non me ne sono rimasta a casa, e pensare che mentre chiudevo la porta alle sette di mattina mia madre russava nel letto.

-perché mai venirsi a mangiare tutta questa melma che son tre mesi che non smette di piovere e di certo non è che in una notte possa aver asciugato.

-perché farsi fare il culo dalla mia crucca antagonista ormai divenuta mascotte del CollieValli tanto che il prossimo anno usano il suo bel visino come logo.

-perché mai non saltare qualche domenica visto che se non capita che dimentico il capocollo davanti alle ruote dell’auto, capita che vinco una spalla o un prosciutto meno commestibili del pongo e del das.

Tanti perché, eppure, quando la sera prima mio fratello mi ha domandato che programmi avevo per la domenica, io non ho esitato un attimo “Domani gara, tanto che vuoi fare”. Ma anche se piove domanda lui, e io “Certo, anzi meglio, ci sarà meno gente”.

Ancora continuo a raccontarmi queste cavolate. Vabbè.

Effettivamente la voglia di entrambi stava a zero, mentre affrontavamo le curve che portano a Cortona, lui si è dimostrato ancor meno propenso di me al doversi sorbire 37 chilometri di stenta e io ero alquanto concorde visto che oltre all’apatia temporanea stavo risentendo fisicamente dei tornanti di Portole. La colazione mi si stava affacciando per salutare. Poi però quando si scende dall’auto la colazione si assesta e già le cose vanno meglio, un po’ meno quando incontro Monika, la donna di ferro, che è talmente pronta che pare abbia già provato il percorso. Meglio ancora quando scorgo la magliettina dorata di Rachela, donna che quando va da dio mi dà otto minuti tondi tondi. Ok, terzo posto assicurato. Accanto a noi c’è il furgone della squadra, ma tutto è meno roseo del solito perché manca qualcosa, manca l’essenza della squadra. Manca la crema dentro al bignè, manca la mela dentro lo strudel, l’oliva nel nostro martini non c’è. MAURO e’ ASSENTE. Ma non ingiustificato. E’ il padre dello sposo e stavolta gliela perdoniamo. Fabione riempie le sue tasche, il suo naso e le sue vene di droga. E’ carico, come sempre, forse anche di più. Matteo è silenzioso, quando ha voglia di vincere è sempre silenzioso, e visto che vince sempre verrebbe da dire che non parla mai. Beh, qualcosa mi ha detto, mi ha confidato che aveva paura con questo fango, diceva che lui non sa mandare bene la bici in queste condizioni. Forse era ironia e io non l’ho colta. Accanto a lui si prepara pure Andrea. Ha la bici nuova di zecca, con assetto racing, ma talmente racing che le chiappe gli stanno per aria e braccia e testa gli sfiorano il mozzo anteriore. Roberto è logorato dentro: vede Fabione saltellare come una cavalletta e quasi vorrebbe segnalarlo all’UCI per i controlli del caso. Riesco a farlo desistere.

Si parte. Partenza assassina, salita su asfalto impietosa. Le gambe fanno malissimo, subito penso di non essere in giornata, poi quando mi rendo conto di riuscire a tenere la ruota di Roberto, mia pietra di paragone di ogni gara, capisco che sto spingendo al massimo e tutto è ok. Devo andare a sensazione perché come al solito la mia manutenzione ha fatto schifo e così ho le fascette del sensore del polar più lente dei calzoni di questi rappettari. In pratica un attimo segna e un altro no: ne risulta che per un’ora e mezzo non ha fatto altro che suonare e in tutto son risultati solo 12 chilometri di 25 che erano.

Sottolineo come tutta la salita iniziale sia stata accompagnata da una specie di funzione religiosa che si teneva alle mie spalle. Qualcuno non faceva altro che invocare Dio e tutta la bella famiglia con parole non troppo sdolcinate. Se ancora venisse applicata la sanzione per il reato di bestemmia, con Fabione butterebbero via la chiave della cella. La sua nuova catena non ne voleva sapere di accoppiarsi col vecchio pacco pignoni. Oltre alle imprecazioni si sentiva i tonfi sordi delle sue cambiate e i consigli non domandati dei corridori che lo affiancavano: “Devi girare quella rotellina”…”No, tira su di qua”…”Così non va, metti questo così”. Non vedevo il volto di Roberto, ma sono certa che a fior di labbra lo avremmo visto pronunciare questa litania “Rompiti catena, sennò Fabio oggi mi sderena”. La catena di Pieroni non ne ha voluto sapere, lo ha portato fino al traguardo, vittorioso e scalpitante, per aver lasciato indietro il mio fratellone. Andrea lo incontro poco prima della biforcazione dei due percorsi, si è ritirato, ha lo stomaco in subbuglio e a lui la colazione gli si è affacciata molto più che a me, diciamo che se ne è direttamente andata a passeggio. La fortuna è tutta per la sottoscritta. Andrea mi scorta per tutto il resto del percorso. Precedendomi mi indica le traiettorie migliori e mi incita regolarmente. E’ stato il cacio sui miei maccheroni, proprio perché io dopo un po’ non ci sto più di cervello e ogni buca e sasso sono miei. All’arrivo sono al settimo cielo. Monika mi ha rifilato solo quattro minuti. Son finiti i distacchi abissali dell’anno scorso. Aspetto al traguardo Matteo. Nel rettilineo finale vince in volata in maniera spettacolare. Arriva così forte che per fermarlo ci vogliono i cavi d’acciaio che usano nelle portaerei per fermare i caccia. In pratica era quasi arrivato a fondo valle. Avrei aspettato pure l’arrivo di Roberto e Fabione, tanto ero curiosa di sapere come stavano le cose, però facevo proprio schifo e avevo voglia di lavarmi. Fortunatamente l’organizzazione non si smentisce mai e non solo le docce sono miste, tipo giardino dell’eden prima della mela rubata, ma è pure finita l’acqua dopo neppure dieci minuti. Per contro fuori c’è una mega idropulitrice che lava bici su bici che se la vedono in Biafra bestemmiano come Pieroni quando tenta di spaccare la catena. Alcuni propongono di lavarsi con quella. Io, che non sono una cojona, e che tempo fa col raggio di quella di casa mia mi ci sono tagliata un dito, so bene che è molto più saggio usare le classiche bottiglie d’acqua. Ovvio che a casa una risciacquata col sapone è doverosa per una decente convivenza in società. Mentre pratico il semi-nudismo con acqua casalinga arriva Fabione che è talmente carico che potrebbe farsi benissimo un altro giro, ma è meglio non parlare di “farsi” con lui, visto che è già bello che “fatto”. Dopo qualche minuto arriva Robi con un velo nero in testa e va a congratularsi con Fabio. Menomale che lui non è rosicone come le mie colleghe ternane.

Se con l’acqua sono stati parsimoniosi, bisogna ammettere che col ristoro post-gara questi cortonesi ci sanno fare. Che dolcetti che hanno preparato queste signore. E il meglio viene quando addentando qualcosa domandi “Accidenti quanto è buono, chi lo ha cucinato?” e la cuoca del caso quasi arrossisce ma è al settimo cielo per il compliemento. Complimenti davvero, non c’è rimasto nulla su quei tavoli. E se non avete nulla da fare andate pure alla gara ad Anciolina, che come percorso è una mm…. , ma quelle ragazzone sfornano dei cantucci che son la fine del mondo.

Di tutto quanto la cosa migliore è tornare a casa e sapere che non c’è nessuno. Sapere che ti sbracherai sul divano neanche fossi tetraplegico, accenderai Sky e non guarderai nulla di quello che trasmette (anche perché la domenica è tutta una replica), dormirai, ti alzerai giusto un attimo perché ancora non hanno inventato il water incorporato al sofà e poi tornerai lì per farti venire le piaghe da decubito. Poi dopo cena arriva la tua cricca di amici e ti propone di andare a giocare a bowling. La cosa non è entusiasmante visto che hai le tibie che ti pulsano come se volessero uscire dalla loro sede. Ma ok. Poi cambiano idea. Meglio. Andiamo a bere al pub. Ottimo. Mezzo cocktail addio pensieri sensati. Un cocktail…meglio del valium. Mi addormento con gli occhiali in testa e la tv accesa.


venerdì 6 giugno 2008

HO DOVUTO TIRARE SEMPRE IO


La pioggia di questi giorni e lo scritto di diritto privato sostenuto l’altro ieri, andato penosamente, hanno contribuito a ridar vigore alla mia voglia di pedalare. Lo scorso anno di uscite lunghe ne facevamo diverse con mio fratello. Di questi tempi invece si sono diradate, un po’ perché al lavoro è praticamente diventato amministratore delegato dell’azienda, e un po’ perché la GARMIN lo ha assunto come testimonial ufficiale, così appena abbiamo un attimo saliamo in mtb e andiamo a tracciare con falce e rastello in mano, i boschi e le sterpaglie dell’alta valle del Tevere.

Il mio appello, nonostante Roberto ne prospettasse scarsi risultati, ha avuto i suoi frutti. Non vi dico quanti accoliti si sono uniti a me per pedalare fino al lago e ritorno. Eravamo io, Romina e l’altra Romina. Romina non faceva altro che scattare niente che avvistava qualche strappetto, allora subito io a ricucire. Invece l’altra Romina non voleva mai tirare. Fatto sta che ho dovuto far tutto io. Poi Romina ha pure finito l’acqua mentre eravamo a Passignano.

Di fontanelle ce ne sono tante, ma di questo periodo fanno a risparmio e hai voglia a girare il rubinetto: invece di sentire lo scroscio dell’acqua senti uno strano sussurro che fa “Moh son caxxi tuoi”. E pidocchia e pigra com è Romina non s’è voluta fermare ad un bar per prendere il classico caffè di rappresentanza e farsi riempire la borraccia. Anche perché coi 30 gradi che c’erano, il caffè si sarebbe riproposto per tutto il tragitto. Pedalando con le dita delle mani e dei piedi incrociate nella speranza di beccare qualche cimitero o pozzanghera che sia, prima di iniziare l’infernale picchiata verso Castelrigone, ogni gesto scaramantico è stato vano. Io e Romina ce ne siamo fatte una ragione, l’altra Romina invocava vari rappresentanti della chiesa cristiana alla maniera di quegli ometti che seduti ai bar aspettano la briscola che non capita mai quando serve.

Fortunatamente a Castelrigone, località dove le case poggiano le une sui tetti delle altre a giudicare dalle rampe che ci siamo sorbite, l’acqua ce l’hanno e i rubinetti non ti sfottono.

Come al solito, niente che trovi una fontanella, ti impanzanisci per bene. Risultato: fai come le ranocchie, con lo stomaco che pare una botte mezza piena, il cui peso oscillante quasi ti sbilancia quando sei in curva. E visto che eravamo solo noi tre ed eravamo tra donne ci siamo pure sfidate in una gara prettamente maschile, una competizione da birraioli per intendersi: ho vinto io! L’altra Romina continuava a scattare ma non aveva capito che dopo Castelrigone la salita non finisce…anzi. Infatti le son venute le allucinazione per lo sforzo. Poco prima di arrivare all’incrocio per la Mantignana ha giurato di aver visto Cristian che la invitava a stargli a ruota. Ma le ho subito fatto notare l’improbabilità di cotanta affermazione. E non avevo torto. Un attimo dopo, iniziata la discesa di Preggio ecco un sms sul cell: mittente Cristian. Testo: “Bici oggi?”. Eheh, tardi! Poi gli avrei risposto una volta a casa e lui si sarebbe pure offeso che non l’ho chiamato. Beh, ho messo l’annuncio on line, tutto il mondo sarebbe potuto venire. E invece eravamo solo noi Romine.

Chi è venuto oggi con me può confermare, il giro è bellissimo, soprattutto durante la salita verso Castelrigone quando si vede tutto il panorama col sole alto che lo illumina. Sono 86km, però son belli tosti, 1100 metri di dislivello, con rampe fino al 16%. Ah ci siamo proprio divertite io e me stessa assieme a me medesima. La prossima volta porto via pure la mia amica immaginaria.

AGGREGATEVI

Alle 13.00 parto per un bellissimo giro su strada. Chi vuole aggregarsi non deve far altro che chiamarmi entro le 12.30 al 333xxxxxx2! L'itinerario è : Promano, Niccone, Lisciano Niccone, Passignano sul trasimeno, Castel Rigone, Preggio, Niccone, Montecastelli, Promano. In tutto sono circa 85 chilometri mi pare.
Il panorama è una favola. Ma tanto lo so che non venite! Il numero era visibile fino a qualche ora fa, ora l'ho criptato perchè siete tutti maligni e nessuno è venuto via con me. E' vero che ho messo l'annuncio giusto due ore prima, però così non si fa!

giovedì 5 giugno 2008

IL QUARTO SEGRETO DI FATIMA



COSA E'

IL PILU???

Mauro è il custode di tale segreto, speriamo ce lo sveli domenica a Cortona!

lunedì 2 giugno 2008

TRACCIATO PIATTO


Spero che i miei fedeli seguaci mi perdoneranno per averli abbandonati in tempi recenti. La colpa è della mia totale avversione per le materie giuridiche e questo dannato esame di diritto privato che mi logora quel poco di cervello rimasto.

Come giusto e doveroso la gara settimanale non va mai tralasciata e nonostante sia catastroficamente indietro con la tabella di marcia prefissata atta ad evitare la bocciatura, stamattina a Fiamenga io c’ero. Come pure mio fratello, Matteo, Mauro e Fabione. Avevamo pure una supporter d’eccezione che ci ha immortalati durante la fatica: Valentina, la nostra miss senza ombrellino, o meglio, la miss di Roberto. Anche se a Vigna la mano sulla coscia gli ci è cascata. Non è colpa sua, è solo che ogni tanto la spalla gli duole e il braccio cede, provocando una reazione a domino detta MANO MORTA. E’ proprio un lupo il nostro leader carismatico: perché perde il pelo (mi ha confessato di radersi le spalle)…ma di certo non il vizio!

La gara era proprio piatta, come me senza il reggiseno imbottito. Piatta come un campo da bocce o piatta come un piatto. Insomma, il percorso era ricavato in mezzo ad un campo d’erba secca e fitta, alternato a dei passaggi in mezzo ad una vigna (ci perseguita) per poi aggirare una specie di cascina con stallone dei maiali annesso (mi rifaccio alla puzza sofferta, non che lo abbia visto). La solita gara che si può fare pure con la bici da ciclo cross. Ma noi ormai l’abbiamo appesa al chiodo e fino a novembre da là non si muove!

Io me la sono vista con l’avversaria di ogni domenica. Un suo collega ci ha detto “Eheh, fate una volta per uno voi. Una volta tu, una lei…!”. Avrei voluto correggerlo. Quest’anno l’ha spuntata una sola volta e solo perché avevo montato la mia sella basculante. Oggi devo ammettere di aver fatto un po’ la stronza: ha tirato lei per due giri. Avevo una paura mi chiedesse il cambio. Poi all’ultimo ho tirato io e l’ho fregata in volata. Me l’ero proprio organizzata così, e mi è andata di lusso. A maggior ragione quando scopro poi che questa misera garetta assegnava il titolo di campione provinciale. E così mi becco lo scudetto. Aggiungiamo la coppa che sulla mensola di casa fa sempre una certa figura. Anche perché la coppa la puoi esporre. Puoi esporre pure il prosciutto, ma prima o poi finisce che non puoi più esporlo, al massimo disporlo sulle fette di pane. Pure i premi erano consistenti: la mamma ha detto che questa volta la spalla non la regala a nessuno. Infatti, la scorsa volta, un attimo il prosciutto vinto a sangemini c’era, un attimo dopo non c’era più. Mia madre è meglio del mago Silvan. Quando ho domandato delucidazioni mi ha risposto “Tanto noi non si mangia, l’ho regalato”. Però almeno i 18 euro dell’iscrizione poteva rendermeli, sennò finisce che non vado mai para. Come quando ho dimenticato il capocollo a mirando.

Stavolta la spalla l’ho appesa con lucchetto e catenaccio in casa, dentro una teca ad infrarossi.

Non ero la sola ad esultare stamattina. Mauro, come me, si è guadagnato il suo scudetto: e dire che pure ieri era in gara a faticare come un matto sul Subasio. Matteo è arrivato secondo, ma deve star tranquillo e riposare le sue gambe da un milione di dollari: la nostra maglia arancio però senza confronto non resiste. Roberto non ha espresso alcunché riguardo alla sua performance, se non che il percorso non lo aggradava, ma questo è ovvio. Chi faceva i salti di gioia era Fabione. Quarto di categoria. Con quelle gambone gli bastavano due giri di pedale per farne uno del percorso. Mio fratello si sta impensierendo, ogni domenica lo vedo un po’ più preoccupato della precedente. E ogni domenica vedo Fabione più agguerrito. La sfida è aperta. Domenica prossima a Cortona? Fabio ci sarà? Lì di pianura ce n’è poca, anzi, ci sono i marciapiedi coi corrimano per non cascare indietro. Lo scorso anno a questa gara caddi solo tre volte. Speriamo di migliorare.