domenica 30 marzo 2008

DA CASTELLO CON FURORE

CASTELTODINO Trofeo Roberto Chiappa - Cross Country - 30 Marzo 2008

Scarpe nuove, tirate a lucido: ok

Gamba depilata e abbronzata pagata a suon di solarium: ok

Trucco e parrucco: ok

Ruote nuove pagate con uno stipendio ancora virtuale: ok

Bici controllata al millimetro: dio provvederà, io no.

Bici lucidata e lubrificata: mmh, lavata alla svelta, catena molto rugginosa e corta a forza di togliere le maglie.

Insomma, per la gara di Casteltodino (per me e mio fratello il vero rientro di stagione) stamattina era tutto pronto. E i piloti? In formissima. E se vi domandate come sono andate le cose oggi sarete accontentati. Alcuni di voi già la conoscono, per me era la prima volta, ma per modo di dire visto che metà gara si svolge sullo stesso tracciato del ciclocross. In più ci sono alcuni single track dentro una boscaglia. In sintesi il percorso non è accattivante, ma ogni gara è storia a sé. L’organizzazione è ottima, tanto che Pieroni si è mangiato la sua pasta e la mia pasta, le sue salsicce e la mia salsiccia…non è un doppio senso, è un insaccato di maiale! Pane, vino e crostata. Ma questa è solo la fine di tutto. L’inizio è io che tasto il terreno all’interno della mia categoria: mi informo sulle new entry ma queste ragazze non si sbilanciano. Roberto gironzola attorno a Pieroni, lo istiga, prima o poi le prende, e penso che da ricevere un ceffone da quell’altezza causi una tetraplegia assicurata. Mauro saluta discretamente tutti, ma il Mauro pre-gara è un tipo diverso da quello che conosciamo di solito. Non è ancora il momento per le sue battute al fulmicotone e per i suoi classici aforismi, essi sono il dessert della giornata. L’antipasto è un altro, forse l’elisir di eterna giovinezza che di nascosto ha inventato all’interno dei laboratori di Giuntini e che a ogni gara ingerisce da un flaconcino magico e che imbeve i suoi batuffoli di cotone stura narici.

Quando non attenta alla pazienza di Fabione, mio fratello, da buon fiscalista qual è, vaga tra le retrovie organizzative in cerca di informazioni di carattere tecnico alquanto basilari che mai e poi mai riceverà. Oggi sono stati gli organizzatori stessi a rivolgersi a lui con tali parole “Ma quanto ci vuole a fare un giro? Lo hai provato? Così si fa la media e si decide!”. O sono loro che prendono in giro lui o è la natura che ha preso in giro loro mettendoli al mondo.

In griglia. Sono perplessa. Cerco di scorgere qualcosa dagli occhi delle mie colleghe: portano tutte gli occhiali scuri maledizione. Io li ho dimenticati a casa come al solito. Ma tanto, anche se li porto poi li perdo in gara. Meglio così. C’è un tipa che se ne sta nascosta tra gli juniores e spera nella nostra indifferenza. Mi dicono che non è la prima volta che lo fa. Dopo varie invettive intimate con voce non troppo sottile comprende che arretrare è la miglior scelta del caso se non vuole essere afferrata per gli zampetti come i conigli. Si parte. Per le donne tre giri (15km in tutto), per gli uomini 6. Grazie mamma per aver scelto la giusta combinazione di cromosomi.

E’ bello arrivare davanti a chi ti ha messo dietro per tutta la stagione passata. Sono arrivata seconda, se ne deduce che per forza qualcuna deve essere arrivata terza. E anche se portava ancora gli occhiali da sole non c’era bisogno li togliesse per immaginare la sua espressione. Piccola differenza: lo scorso anno le facevo sempre i complimenti per la gara. Lei stamattina non è venuta a complimentarsi con me…nessun problema, se la montagna non va a maometto…Sono andata io da lei. E le ho fatto i complimenti. Ma questa volta avevano un altro sapore. Problema: a questo punto so che dovrò sputare sangue per tutta la stagione affinché la situazione non muti: sono perplessa.

Arriva Mauro: si vede che è in forma, terzo! Mi spara una perla di saggezza ascetica proprio un secondo dopo aver immortalato il suo successo. Col sudore in fronte conferma quello che è sempre stato un mio pensiero da quando vado in bici “Il nostro è uno sport diverso, per un tipo di persone diverse” mi dice. Ora, io che un po’ di filosofia me ne intendo, so che non stava citando Kant né Schopenhauer, d’altro canto sono certa che non intendesse parlare di gay, lesbiche e trans. Tirando le somme ho dunque inteso che questa diversità era riferita ad una concezione dell’essere umano impreziosito da una forte resistenza fisica e interiore ad un tempo. Salvo poi vedere arrivare Roberto, col cuore ridotto come le coradelle che cucina mia madre una volta l’anno, non tanto fermarsi per riprendere fiato, ma pregarmi di staccargli il numero per ritornare sul percorso e fare uno scherzo a Pieroni, ad un paio di minuti dal traguardo. E così hanno fatto un falso sprint assieme, col pubblico che simpaticamente commentava “Questi due cazzeggiano”.

Finito di pranzare, durante il momento della premiazione ho la conferma dello stato di grazia di Mauro: dovrebbero abolire il salame come premio a queste gare, o per lo meno controllare prima che non ci sia qualche Vigna in giro. Con quel suo premio in natura Mauro ha importunato indirettamente la fotografa. Le molestie dirette le ha rivolte invece alla giudice di gara affascinante e pure a quella meno affascinante, ma Mauro si sa, è un dritto, e in tempo di elezioni politiche è ligio alla regola della par condicio: della serie o tutte o nessuna!

giovedì 20 marzo 2008

IN BICICLETTA AL TERMINE DELL'UNIVERSO




Ogni tanto è bello fare qualche allenamento lontano da casa, anche perché, per non andare mai in bici, ormai i percorsi dalle mie parti li potrei fare ad occhi chiusi. Un po’ meno chiusi li ho tenuti ieri, con i colleghi di lavoro di mio fratello.

Diego e Alessandro. Il primo è uno stradista che due volte l’anno gira con noi perché deve aver commesso qualche reato e allora il tribunale lo ha condannato a delle ore di servizio civile. Così accompagna noi ciclisti toccati. Alessandro è uno di quei ciclisti che predilige le discese tecniche alle salite, tanto che se un elicottero si presentasse durante la percorrenza per trasportarlo direttamente in cima alla montagna per lui sarebbe solo manna dal cielo. Tanto che se arrivasse il dottor Spok di star trek e gli proponesse un teletrasporto immediato non direbbe di no. Ama così tanto la discesa che per non dover prima andare in salita tra inferno e paradiso davanti al padreterno sceglierebbe direttamente di andare tra corna e forconi. Alessandro è uno che per non saper né leggere né scrivere ha messo alla sua scott bi-ammortizzata dei freni a disco più grandi delle ruote stesse, così da non dover pensare a problemi di sorta ogni qual volta deciderà di gettarsi in qualche dirupo. Ma Alessandro è un altro di quelli che dice che in bici non ci va mai e poi te lo ritrovi che quando vuole ha lo spunto brillante per scattare e darsi da fare: e ce ne vuole di buona volontà per farsi dar retta da 15 kili di bicicletta. E’ bene dunque che la finisca di tirarsela dietro con la storia delle notti brave trascorse in bianco tra fiumi di alcool e donne prosperose. Secondo me beve coca light e fa rulli tra un servizio al tavolo e un altro.

Il giro di ieri lo ha deciso Diego, che in diversi momenti ha puntualizzato “Io in mtb non vado mai”. Mi domando come abbia fatto a conoscere quei luoghi al termine dell’universo dove ci ha portato ieri se lui va solo su strada. Ma sapevo benissimo che la sua frase voleva semplicemente significare “Questa settimana in mtb ci sono andato solo 6 ore”. Ci vuole sempre la tara con certi atleti.

Va detto che ho sdoganato una piccola verità: quando c’è Alessandro rischio sempre la vita, l’ultima volta mi sono fatta un occhio nero. Ieri non sono caduta, qualche livido, ma normale amministrazione. Sarà tutto merito di quel cornetto rosso che porto in tasca e fatto benedire dalla madonna di fatima.

Diego ha parlato di giretto tranquillo: beh, all’inizio tutto ok. Salita normale, strada bianca, nulla di che. Poi discesa tecnica: sorriso da orecchio ad orecchio per Alessandro, almeno poteva provare i suoi 45 giri. Dopo un altro tratto ci ritroviamo in cima al mondo. Da lassù potevamo scorgere i monaci buddisti attaccati dalle truppe cinesi. Da lassù potevamo scorgere l’ospedale di castello le cui ambulanze non ci avrebbero mai raccolto. Poi parla di un sentierino carino per scendere, che percorre il crostone della montagna. Al sentire parlare di Crostone Roberto, ormai cuoco provetto, pensa subito a qualche ricetta. Ma in realtà trattasi di sentiero largo esattamente quanto il battistrada delle nostre gomme (probabilmente il solco ce lo ha fatto diego da solo),che se per disgrazia ti prende una folata di vento di traverso caschi di sotto e i parenti possono direttamente organizzare la fiaccolata commemorativa. La provvidenza vuole che il crostone non ci si magna tutti e quattro e allora di nuovo Diego se ne esce con una delle sue asserzioni caratterizzate da una tendenza al ridurre ai minimi termini quello che in realtà si mostra diverso. “Ora c’è solo un breve tratto pieno di foglie secche che coprono alcuni sassi che spuntano”. Bene, premetto solo che è sceso dalla bici anche Alessandro. Potete solo pensare come ho affrontato io la cosa. C’erano sia foglie che sassi, ma i sassi erano MASSI ed erano questi ultimi a coprire le foglie. Per un attimo ho pensato di dedicarmi alla dottrina ascetica e vivere nei boschi di insetti e radici, poi mi sono riavuta e a carponi in qualche modo l’ho spuntata. “Ora c’è un sentiero dentro la pineta”. Nessuno più lo prendeva sul serio e io ho addirittura pensato che me la sarei dovuta vedere con dei Trent assassini. Per chi non fosse un amante dei giochi di ruolo sappia che i Trent sono alberi enormi che hanno vita propria, parlano e si muovono. Dopo tutto questo, Diego ha pure avuto il coraggio di farci percorrere 2 chilometri di asfalto. Per il senso di devianza con cui lui definisce le cose dovrei dire che per raggiungere le nostre auto ci ha fatto sfrecciare sul rettilineo finale dell’Indianapolis. Ma non vorrei infierire visto che è la prima volta che mi permetto di renderlo protagonista di questi epici resoconti informatici.

martedì 18 marzo 2008

CRONACA IN DIRETTA

Le Valli di Comacchio viste con questi occhi
Il post è lungo e so che vi prende male quan
do non vedete le foto, ma se lo leggete tutto vi prometto che ci saranno dei premi a sorteggio.

A Lido degli Estensi ho provato le gambe nuove, e funzionano bene. Ma al di là della gara, una trasferta con i corsaioli del team è tutta una storia a sé. Sembra quasi la gita annuale con la classe delle superiori, dove già da principio sai che la chiamano d’istruzione, ma in realtà sarebbe distruzione. Solo che al posto del vino a fiumi e delle canne in camera, come sballo e come droga noi usiamo metodi molto più salutari: la pazzia di mauro, la falsa ingenuità di Antonello e il singolare Fabione che non rientra in nessuna categoria.

Come rivelato in precedenza la partenza era prevista per sabato verso le 15.

Matteo mi fa sapere che è arrivata la tuta e l’olio riscaldante che son 10 giorni che gli rompo le scatole. La questione dell’olio è prettamente estetica, diciamocela tutta: i muscoli c’è poco da riscaldarli, bisogna averli. E allora lo uso per un duplice motivo: far risaltare l’abbronzatura e uccidere tutti i moscerini che incontro, che immancabilmente ti si appiccicano allo stinco.

La tuta della squadra, quella dedicata alle donne, deve averla progettata il direttore di Playboy. Io la chiamo PornoTuta visto che è tutta bianca, con un pantaloncino che non lascia nulla all’immaginazione. Nel frattempo Vigna mi chiama e mi dice: Passo a prenderti alle 14.30 e porta quello che ti serve per la notte e per correre.

Ogni donna messa di fronte all’impellenza di fare la valigia vorrebbe portarsi tutto l’armadio, l'intero scaffale del bagno e crepi l'avarizia pure la cassetta del pronto soccorso. Perché ogni evenienza va calcolata: serata sportiva, cena galante, appuntamento, tacchi, giacca, camicetta, cappotto, spolverino…insomma un dilemma. Sono riuscita a trattenermi, ma è ovvio che di quello che ho portato il 50% non serviva, cmq per farcelo entrare ho usato il compressore e il sapone, come con le manopole della bici.

Conciata di tutto punto, la donna in bianco giunge al bar con bici al seguito. Non avevo calcolato che il sabato pomeriggio in un bar c’è un formicaio di uomini mezzi alticci fuori che chiacchierano. E io praticamente indossavo giusto un tanga. Mi sentivo un attimo osservata. Nulla in confronto a quando è arrivato Mauro con la sua Supercar. Diciamo che Mauro ha apprezzato la tuta da donna della squadra. Da esperto conoscitore della moda ha controllato molto da vicino le cuciture e ha dato la sua approvazione.

Prima di partire siamo passati a salutare la mamma di Vigna. Finalmente mi presenta alla famiglia, era ora, pensavo si vergognasse del nostro rapporto…E la signora ci ha ben redarguiti raccomandandoci di non sudare. Chiedo venia alla signora, ma in 60km sotto il sole col cuore a 175 un pochetto di umidità l’ho sofferta.

Si parte: Fabione alla guida, è gasatissimo e super agitato, forse è già in botta da anfetamina. E’ frustrato perché non ha con se la sua bici. Pazienza, arriverà in serata. Vigna sul posto del morto martoria la coppia più bella del mondo senza pietà. E quando non se la prende col presidente ci prova con la signorina TomTom che prontamente ci segnala “Tornate indietro quando potete”. E sì, ad uno svincolo hanno voluto far di testa loro questi uomini e così U-Turn. Francesca sedeva dietro a Pieroni. O meglio: era incastrata là dietro visto che Fabione ha una gamba lunga come un palo da lap-dance. Antonello, come i bambini, stava in mezzo, e come i bambini faceva quella cosa fastidiosa di aggrapparsi ai sedili anteriori e dondolarsi, poi domandava di continuo “Siamo arrivati? Siamo arrivati? Quanto manca?”. No, non è vero, in realtà subiva a testa bassa le angherie di Mauro. E io? Cosa facevo? Oltre cercare risposte brillanti alle brillanti battute Vignaiole, stavo ad ascoltare e osservare, altrimenti qui adesso non scriverei un caxxo. E poi di me potrei dir solo belle cose.

Giunti che fummo a destinazione, nell’ordine è accaduto che: mi sono resa conto che era un freddo cane e avevo dimenticato l’unica cosa importante da mettere in borsa: il giacchetto. Tutti mi chiedevano “Non hai freddo?” e io “No no, tutto bene”. Avevo i geloni pure sotto le ascelle. Abbiamo ritirato i numeri e convalidato i chip. Vigna ci provava con quella dei tesserini. Come i bambini siamo andati a prendere il gelatino. Vigna ci ha provato con la gelataia (che dava spago). Pieroni ha risposto male alla gelataia che lo ha preso per un morto di fame rinfacciandogli 70 centesimi. Giretto per la cittadina…geloni ovunque. Andiamo a prendere possesso delle camere. Evviva, già mi si riscalda il cuore al pensiero. Alla reception ci si prende per il culo per le foto sulle carte d’identità, un classico. Io che in foto avevo i capelli lunghi vengo subito rinominata La Parrucchiera. Quella di Antonello merita una menzione speciale: sembra una foto segnaletica di un drogato appena arrestato dopo una retata al red zone. Vigna ci prova con la signora dell’albergo. Qui toppa di brutto. La signora ha il senso dello humor che avevo io appena finita la gara di ciclocross a castello persa per aver sbagliato strada come una fogliona. Mauro neppure ci fa caso. Parcheggiamo i nostri averi in camera. E si opta per un altro giretto in città mentre aspettiamo l’arrivo di Matteo e Stefano coi nostri cavalli al seguito.

Questa volta però vado elemosinando del tessuto coprente: Fabione mi offre la sua felpa d’avanzo…che mi stringeva un po’ sui fianchi e mi stava corta di maniche. Aperitivo da atleti per me e Mauro con carota e sedano. Fabione torna al tavolino con un crostino ricoperto di zuppa di fagioli. Vigna ci prova col barista…eheh…no, con lui non ci prova, ma una cameriera la intravede e qualche occhiata gli sfugge. Quando arrivano i nostri, con le bici, Mauro, nel vedere Matteo, esplode in un orgasmo di felicità. Fabio ha un orgasmo vero e proprio quando finalmente rivede il suo grande cancello in carbonio. Antonello incrocia le dita perché piova l’indomani. Io ringrazio il cielo di non dover rimontare le ruote della bici, che nel furgone entra tutta intera, perché ogni volta poi finisce che devo farla rivedere da qualcuno (FRATELLO). Annamo a magnà. Mauro ci prova con tutti quelli che sono dentro il locale. Anche Matteo, ma un po’ meno. Pieroni è innamorato della Monica per fortuna. Stefano viene attaccato a parole per non aver portato con se le ragazze ucraine da lui promesse. Questa parte della storia mi sa di stronzata. Nel menù c’è pure la passera arrosto. Vigna è un fiume in piena. Finita la piena si ordina qualcosina. Ardua impresa visto che ad ogni puntata torna indietro il direttore del ristorante per segnalare qualche ingrediente mancante. Alla fine abbiamo ordinato tutti delle farfalle al sapore di ratto morto sotto il lavandino della cucina. Alla cassa, al momento del conto, tutti ci provano con la cameriera. In un attimo di confusione credo di averci provato pure io. E come contentino ha regalato quattro bottiglie d’acqua. Tornando in albergo non abbiamo incontrato nessuno, così Mauro ci ha provato con una formichina per terra che pensava ai fatti suoi. Ci è rimasto male per il bidone. Dopo di chè tutti a nanna.

CONTINUA…NEL PROSSIMO POST, ma se non hai avuto la pazienza di leggere fin qui allora sei proprio uno str...che mi fai perdere tempo a cercare le congiunzioni giuste quando invece dovrei guardarmi le puntate di Rai nettuno Sat di Diritto privato per preparare l'esame.


lunedì 17 marzo 2008

ARMATA BRANCALEONE AL COMPLETO

-GF Valli di Comacchio- 16-03-2008

Per prima cosa le scuse: a nome di tutto il team domando scusa agli sponsor. Siamo andati così forte ieri, tra le valli di Comacchio, che nessun spettatore è riuscito a leggere neppure una scritta impressa sulle nostre divise. Come dico sempre, di quelli che c’erano non mancava nessuno. Alcuni di noi sono arrivati a Lido degli Estensi il giorno prima, l’indomani si sarebbe svolta l’ottava edizione di questa singolare gran fondo in mtb. Sessanta chilometri di pianura sconfinata percorsi su sentieri ghiaiosi, battuti, verdi d’erba, ponticelli e scalette da varcare. Con un vento continuo che si frappone fra te e il traguardo.
Il vero trofeo di tutta la manifestazione non sono i premi finali (davvero deludenti), ma un paesaggio, un panorama da mozzare il fiato. E la crema estense… gusto di gelato che abbiamo scoperto nella gelateria gestita da una simpatica signora che per due giorni ha dovuto fare buon viso alle singolari avanches di Vigna. Il nostro Maurone nazionale ha tentato approcci amorosi perfino con la voce femminile del navigatore satellitare di Pieroni. Ci parlava veramente: in autogrill ieri mi ha domandato “Ma secondo te un po’ normali lo siamo?”. L’ho silenziosamente osservato, contando sul fatto che il mio mutismo avrebbe eloquentemente risposto ad una domanda di cotanta profondità da far invidia a Socrate e Platone. E dunque, sabato abbiamo preso possesso dei nostri numeri di gara e delle stanze d’albergo. La signora della reception però non si è dimostrata affabile quanto la gelataia…Mauro si è un po’ rattristato per questo, ma il buon umore gli è tornato in un baleno quando ha sentito che la sua amichetta del cuore, Matteo, con i nostri cavalli caricati nel furgone, ci stava raggiungendo a velocità folli. Se avesse avuto il flusso canalizzatore e fosse stato Marty Mcfly sarebbe tornato indietro nel tempo. Quando è arrivato, accompagnato dal taciturno Bartoccioni, due di noi si sono quasi commossi dalla gioia nel vederlo. Uno a caso era proprio Mauro, che non può star due minuti senza telefonargli. E l’altro era Pieroni, il quale mi ha confidato che non riusciva a sopportare di avere tra le mani il numero di gara, la divisa in borsa e non avere la bicicletta con se. Si sentiva un uomo a metà…la sua trek è il suo Viagra. L’ultima cena…quella prima della gara domenicale è stata surreale quanto tutto il resto: cattivissima idea quella di indicare sul menù tra i secondi piatti “Passera arrosto”. Neppure vi domando di indovinare chi per primo si è esibito in forbite arrampicate lessicali riguardanti ogni similitudine immaginabile. Va detto che gli innumerevoli e trasversali tentativi di provarci con la cameriera ci hanno fatto guadagnare 4 bottiglie d’acqua gratis… Ovviamente i nostri geni l’hanno presa frizzante, così son dovuti correre a cambiare il regalo.

Ma ora passiamo alle presentazioni degli uomini e delle donne che ieri, tra le Valli di Comacchio hanno fatto la storia. All’appello hanno risposto:

Mauro: infaticabile homo sapiens, pieno di risorse. Straordinaria la sua prova di ieri, terzo di categoria. Sono mesi che si lamenta di una spalla che lo logora dal dolore, ma quando sale in bici non sente più nulla. Neppure lo stimolo di correre appresso a qualche donzella…oppure è questo il trucco. Per farlo andar forte gli mettono davanti qualche signorina russa. La sua frase celebre di ieri è “Vorrei essere quel barboncino che quella bella signorina tiene in braccio ed accarezza!”. Oppure, riguardo a dei cioccolatini a forma sferica “Vedi che le palle a qualcosa servono!”.

Antonello: la prima ipotesi che proponemmo mesi addietro fu che a volte gli capita di dimenticare il cervello a casa. Ora la nostra tesi sta mutando: ne possiederà uno? Nell’ordine: ne non era per mauro avrebbe dimenticato i numeri di gara suo e del fratello, ha difficoltà a ricordare il cognome della donna che gli dorme accanto, e quando gli domandano la data di nascita di lei, lui alza le mani e lei interviene prontamente e con tono imperioso “Spostati Antonello, ci penso io”. Quando parla al telefono si mette a pisticchiare qua e là, e fin quando lo fa su un marciapiede ok. Ma se lo fa in mezzo ad un incrocio?! Noi lo prendiamo in giro, però lui zitto zitto ieri, con la sua gambetta agile ha risalito il gruppo e ha terminato la gara con un tempo davvero invidiabile.

Francesca: si dice che dietro ad ogni grande uomo ci sia una donna di alto valore. Ben detto. Questa ragazza merita tutta la mia stima perché solo lei riesce a negoziare con la pazzia di Antonello. Bisogna aggiungere che pure lei a volte si confonde ed è divertente vederli addossarsi reciprocamente le più svariate dimenticanze e responsabilità. Ma non dimenticatevi che oltre a salvaguardare la salute mentale del nostro presidente, questa signorina è la donna dei biscotti: dobbiamo ringraziare lei per i granturchese con cui facciamo colazione.

Fabione: presto diventerà papà. Forse Veltroni, quando ha proposto la castrazione chimica pensava a Pieroni. Monica, la sua consorte lo ha subito bollato: appena nasce ci pensi tu ad occupartene. Monica non farlo. Chissà come lo tirerebbe su. Al posto del latte materno gli somministrerebbe idrocortisone e guaranà. Da un lato però comprendo che per mantenere in forze due metri di essere umano ci vogliono degli aiuto dall’esterno. Fabio li nasconde tutti in una sacchettina bianca, ermetica, di modo che le squadre cinofile attorno non rintraccino le sostanze. Certo è che tutto si può dire di lui tranne che non sia previdente: si è portato dietro ogni genere di capo tecnico, gli mancava la muta da sub e lo scafandro, perché per il resto aveva tutto. Invernale, estivo, mezza stagione, antivento, termico, anti pioggia, tuta spaziale…La sua performance durante la gara verrà analizzata dal mio collega e parente Roberto, che pare ormai aver aperto un contenzioso col nostro futuro papà.

Matteo: quelli dell’albergo lo stanno ancora cercando. Pare che dopo essersi mangiato l’intero buffet della colazione, non ancora sazio abbia aggredito a morsi persino le mura della stanza. Mi dispiace non riuscire mai a fargli direttamente i complimenti finita la gara, anche perché fa talmente prima di me che quando io arrivo al traguardo, lui ha già fatto la doccia, caricato la bici, mangiato, ritirato il premio…eh no, quello no! Anche perché ieri c’era poco da ritirare. Chissà quanto sarà felice di quell’autoabbronzante che gli hanno dato.

Stefano: pare tanto calmo e tranquillo, eppure tutti in squadra lo chiamano e ammiccano verso di lui domandandogli di portar loro qualche bella signorina ucraina di sua conoscenza. Sembra che sia un eccellente comunicatore con il gentil sesso proveniente dall’est europa. Ma temendo le risposte, non ho indagato oltre. Per quanto mi riguarda posso solo dire che deve essere un giovane di gran coraggio visto che è venuto a Ferrara assieme a Matteo, sedendo sul posto del morto, in meno di un’ora e mezza.

Roberto: a detta sua questa gara proprio non gli piace, penso dunque sia venuto a correre per dei motivi collaterali che sono: far incazzare Pieroni, mostrare la nuova trek in carbonio e non litigare con la ragazza che ogni domenica deve sopportare le sue trasferte.

Valentina: la consorte di mio fratello, che ringrazio di cuore visto che molti dei bei scatti di ieri sono frutto delle sue mani, non è venuta a vedere la gara perché è una grande fan del ciclismo. Quando sente l’odore dello shopping è come me, dimentica ogni inibizione e risponde al richiamo primordiale. Peccato che fare compere con mio fratello sia divertente quanto sedersi su un cannoto senza sella attaccata.

AllessandroEr Marmellata: non conosco ancora molto bene questo bel ragazzone che pedala davvero forte, con risultati eccellenti. Peccato che possieda la stessa sottomarca di neuroni di Antonello. Tutto bello pronto e impettito in griglia, felice di essere ben posizionato si scambiava il buongiorno con noi e qualche parere sulla gara. Al chè, non ricordo chi, gli ha fatto notare che non aveva il numero attaccato alla bici. Non è divertente doversi far strada tra mille persone per poi ritornare nella calca. Non contando che le sfortune non capitano mai da sole. Dopo 12 kilometri foratura e ritiro. Che culo!

Di me vi parlerò in giornata. Sono stati due giorni intensi, che meritano di essere sviscerati fino in fondo. Credo che ne avremo per una settimana intera.


sabato 15 marzo 2008

CARICHI SPORGENTI


Fra un'ora si parte per Lido degli Estensi. Domani ci sarà la gara. La mia prima vera e propria trasferta atletica. Mauro, mio mentore e consigliere mi semplicemente detto: Basta che porti qualcosa per la notte.
Ci ho messo tutto l'impegno del mondo, ma non sono riuscita a limitare il carico più di tanto: zaino da treking pieno zeppo peggio di quelli di quei tedesconi che d'estate si incontrano ai bordi delle strade, e zainetto che anche lui ha le cuciture in dirittura d'arrivo.
E giuro che a molte cose ho dovuto rinunciare.

martedì 11 marzo 2008

LA PROVA DEL BIKER CUOCO ROBERTO

Dopo due giorni di gestazione, a causa di un vecchio softwere che si blocca ogni tre nanosecondi, sono riuscita a partorire quella che spero diventerà rubrica fissa all'interno del sito ufficiale della squadra. Ve la posto qua in anteprima e appena avrò un pò più di tempo provvederò ad inserirla nel nostro dominio. Spero sia di vostro gradimento. Per ora è in fase sperimentale.

Buona visione


lunedì 10 marzo 2008

IMPERCETTIBILI CONFINI LINGUISTICI

L'oggetto che la fotografia vorrebbe mettere in risalto non è tanto il vaso che arreda il tavolo del mio salotto (vaso vinto a qualche gara a terni...laggiù non ti danno altro, solo cocci). Il vero protagonista della foto è quel cavo attorcigliato di cui è corredato.
Tutto ebbe inizio un mese fa quando scaricando la bici da strada dall'auto Roberto, dall'alto della sua sapienza meccanica mi ha redarguito con parole la cui comprensione mi sfuggì allora come ancora oggi: il non averle capite comporta una trascrizione approssimativa. "Questa corda del deragliatore non va bene, ha preso una botta, devi cambiarla".
Il mio cervello ha analizzato il discorso per intero, ma attraverso dei filtri speciali, filtri che solo le donne possiedono, è riuscito a ricavarne un significato traslato che è il seguente: "Questa cosa qua mezza piegata e storta non va bene, rischi di rimanere a piedi e che devi telefonare a qualcuno e farti venire a prendere in culo all'universo mentre sei in bici. Sicuramente l'hai piegata adagiando con la tua caratteristica delicatezza la bici da qualche parte. Sarà mio preciso dovere risolverti la situazione prendendo l'occorrente e eseguendo la riparazione io stesso."

Questo è quello che ho sentito io insomma e di tutto il discorso mi manca ancora l'ultima parte da avverare. L'altro giorno mi è perfino balenato in testa di fare il lavoretto da sola. Ma come al solito non vedo quale sia il guadagno di fare un lavoro due volte quando ne basta una.

ANCHE SE NON SI GAREGGIA IL CERVELLO CORRE...LONTANO DAL PROPRIETARIO

Mentre i soliti sospetti della squadra, infaticabili corridori, riescono a scovare competizioni a destra e a manca, oltrepassando il confine umbro, io preferisco dedicarmi ad una accurata preparazione alla stagione di cross-country che presto dovrò affrontare qui, in terra natia. L'umbria challenge incombe come anche il Campionato alta valle del tevere. Dalla mia ho un fatto molto rilevante: avendole corse tutte l'anno scorso, questa volta non dovrei incombere nel mio più grave problema: sbagliare percorso durante la gara. Metto comunque le mani avanti, ho buona memoria certo, ma non offro garanzie.
Altro punto a mio favore: conosco le mie gatte da pelare...il problema è che pure loro mi conoscono e ancora di più è certo che vogliono farmi il culo a quadretti quanto io vorrei fare con il loro.
Saltare qualche domenica di gara non vuol dire starsene sotto le lenzuola fino a tardi. Proprio domenica scorsa con il mio fratello preferito ci siamo fatti una bella gitarella verso il percorso di downhill di Fontecchio (dove c'erano pure molti bikers che provavano). Dato che in discesa ho ancora qualche problema ho pensato che un allenamento intensivo su un percorso così tecnico potesse far solo bene. E come potete notare dall'immagine si può ben dire che ho reinventato una maniera non proprio ortodossa di mescolare il downhill al freestyle. Il prossimo passo sarà quello di scaraventare la bicicletta in fondo al dirupo e correrle dietro.
Va puntualizzato che poi il lunedì, la prima cosa da fare è uscire, andare a prendere un caffè al bar e sub-affittare Corriere Sport per leggere come se la sono cavata le avversarie: e qui la mente vaga per sentieri sconosciuti. Si ragiona sui tempi impiegati, su come ci saremmo mossi noi, su chi avremmo messo dietro e chi davanti. Insomma, più che ragionamenti sono idiozie fini a se stesse. Per fortuna c'è il nostro santo locale, Vigna, che mi aggiorna: lui è il mio inviato sul campo. I suoi racconti sono molto più vividi delle sintesi asettiche dei giornali. E come al solito si lamenta di non aver fatto bene: si lamenta se fa quarto, si lamenta se fa terzo, si lamenta se buca, ma sono certa che si lamenterebbe pure se dovesse arrivare primo. Uomo insaziabile e incontentabile, un vero ciclista: pretende sempre di più, alla ricerca della prestazione estrema.
Oltre allo studio tattico della futura stagione, oltre al riposo psicologico viste le nervose imprese di ciclocross, bisogna pianificare anche un altro lato che inciderà nelle giornate di competizione future: il look.
L'argomento scarpe lo abbiamo sviscerato come si deve, e alle mie ragazze, manca solo di dar loro un nome e andarci a letto, per il resto le tratto come amiche del cuore. Fortunatamente la squadra mi sta venendo incontro: presto arriveranno i pantaloncini nuovi, cromaticamente perfetti direi, e arricchiti di un colore che ogni donna con qualche velleità estetica sa di doversi fare amico: il bianco. Ogni forma ricoperta da questo colore risalta in maniera preponderante. Come si dice sempre "il nero sfina"... e il bianco definisce....e allora definiamoci come si deve, perchè può succedere di non arrivare sempre primi al traguardo, ma l'importante è essere a posto. Ricordate: in foto non si capisce se si è primi o ultimi di categoria, ma il bianco conta e molto!
Abbiamo anche il casco tutto in tinta con i colori della squadra e a tal proposito vi mostro i minuziosi lavori di personalizzazione che sto eseguendo su di esso: in primo piano ho incollato il mio Avatar, ovvero come mi conoscono quelli che non mi conoscono, diciamolo meglio: il mio nome on line: Azazhel...Il cui significato vengo ora a svelarvi: si tratta di un demone, aiutante del diavolo in persona, che viene citato nella Pseudomonarchia Demonium. Letteralmente si presta a due significati: sfrontato e essere forte.
Detto in parole povere: me la canto e me la suono...da sola!
Il simbolo Kenji, proprio della scrittura giapponese vuol dire Cavalcare (Vigna calmati!). Ho dovuto optare per questo perchè "andare in bici" non l'ho trovato. Io non credo incontrerò molti giapponesi alle gare e sono certa mi perdonerete per questo piccolo errore di sintassi. Sappiate che di carta adesiva me ne è avanzata molta e con un pò di pazienza anche la bici dovrà passare tra le mie mani da artista di infima categoria.